Dalla passione ereditata dal nonno alla scelta di vivere e lavorare a Palazzo Donà Brusa: il percorso di un gallerista che reinventa lo spazio espositivo come luogo di relazione
Ci potresti raccontare la storia della galleria Tommaso Calabro. Quando è nata?
È nata nel 2018. Prima ero stato per diversi anni a Londra dove avevo diretto una galleria che si chiama Helly Nahmad London. Precedentemente invece avevo lavorato per Sotheby's. A un certo punto è nata con l'idea di portare avanti un mio gusto artistico personale, quindi tendenzialmente focalizzato sul Surrealismo sul figurativo. E soprattutto, direi, sulla riscoperta di artisti che nel corso del Novecento sono stati un po' dimenticati, nonostante abbiamo avuto magari dei periodi di grande notorietà.
Perché dopo la sede di Milano hai deciso di aprire a Venezia?
Quando nel 2023 ho saputo che avrebbero venduto lo spazio che avevo a Milano, ho deciso di investire su Venezia, di comprare Palazzo Donà Brusa e di mantenere comunque una sede a Milano che è in corso Italia. Stiamo lavorando anche per l'apertura di una nuova sede a Feltre e il 1° maggio abbiamo aperto un pop up a New York.
In che zona sei e cosa ti piace di San Polo?
Mi piace moltissimo San Polo perché è una zona non scontata per una galleria, perché penso che la zona migliore per le gallerie sia tra Dorsoduro e campo Santo Stefano. Però San Polo è una zona anche molto accessibile, vicina alla stazione, vicina a piazzale Roma, per cui è sempre comoda e la comodità a Venezia - soprattutto per i trasporti - è fondamentale. E soprattutto ho scelto San Polo in base al palazzo perché mi ha colpito subito da un punto di vista estetico, avendo un ingresso autonomo, una grandissima metratura, una bella luce, queste altezze di quasi 7 m che danno un valore aggiunto notevole allo spazio che è diviso in più parti da uno scalone del Trecento. C’è uno spazio che diamo in uso ad altre gallerie per fare delle mostre, mentre noi le realizziamo al piano superiore. La zona galleria si raggiunge attraverso le scale ed è composta da tre stanze a pianta a veneziana, per cui c'è questo corridoio centrale e 2 stanze laterali. La cosa più bella secondo me è proprio l’altezza.
Nel Palazzo c’è anche casa tua, corretto?
Sì, la seconda parte della galleria, oltre agli uffici al piano sopra, è composta invece semplicemente da casa mia, da una casa che in realtà è aperta, potremmo dire, al pubblico, perché la gente che viene in galleria molto spesso entra anche in casa dove tengo la mia collezione privata e delle opere esposte precedentemente.
Cosa ti piace del vivere a Venezia?
Quello che mi piace della vita veneziana è che è una vita lenta. Ma nel suo essere lenta è anche internazionale, per cui ha un buon connubio tra questi due fattori, che per me sono fondamentali. Penso che per un lavoro come il mio, che è basato sui rapporti sociali, cioè fatto di incontri, di caffè, di cene, Venezia sia semplicemente perfetta. Poi io sono sempre stato legato a Venezia perché parte della mia famiglia abitava qui e abita qui. E quindi c'è sempre stato un legame tra me e questa città.
Come è nata la tua passione per l’arte?
La mia passione per l'arte è nata in seguito alla mia passione per il mercato dell’arte nel senso che mio nonno aveva una tipografia e accanto a questa tipografia aveva anche un piccolo studio dove commerciava stampe litografiche e qualche opera d'arte. Io sono stato molto legato da piccolo a mio nonno, per cui sono cresciuto passando pomeriggi insieme a lui in questo piccolo studio dove vedevo tutti questi quadri ammassati e mi piaceva l'idea di questo commercio di cose che avveniva lì, per quanto si trattasse di opere minori. Quello sicuramente ha dato il via al mio interesse per il mondo dell'arte, che ho poi sviluppato studiando sia in Bocconi Economia e management e per arte cultura e comunicazione, Storia dell’Arte al Courtauld Institute of Art e Arts Management al Kings College di Londra.
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