Quando e da dove è partito tutto?
E’ partito tutto da San Gimignano nel 1990, insieme a due amici Mario Cristiani e Lorenzo Fiaschi. A quel tempo frequentavamo ancora l’università. Abbiamo affittato un garage, lo abbiamo trasformato in uno spazio espositivo per l'arte contemporanea e da lì è iniziata la nostra avventura che dura da oltre 30 anni. Nel 1994, abbiamo rigenerato uno spazio dedicato alla cultura, il Cinema Teatro Nuovo. Fin dagli anni Cinquanta è stato un luogo di ritrovo e di aggregazione per i cittadini; era rimasto chiuso per molti anni e noi gli abbiamo dato nuova vita invitando artisti internazionali a creare progetti espositivi ad hoc. Cifra distintiva di ogni mostra è l’opera site specific che gli artisti concepiscono per la platea. Alcune di queste opere, per l’impegno che ha comportato la loro realizzazione e per il carattere sperimentale, sono rimaste davvero memorabili: nel 2013 abbiamo realizzato per la prima volta Ascension e nel 2015 Descension di Anish Kapoor; abbiamo dato nuove letture dello spazio grazie a Una cosa tira l’altra un grande opera in situ appositamente concepita da Daniel Buren, poi c’è stato LOST HORIZON II di Antony Gormley ed ancora Vessel, una gigantesca scultura in acciaio sempre dell’artista britannico composta da ben 39 parallelepipedi. Queste sono giusto alcune delle opere ma potrei andare avanti per ore ricordando le mostre di Pistoletto, Tayou, Berlinde De Bruyckere, Sassolino, Cecchini, Ai Wei Wei e tanti altri.
E qual è stato il "segreto" del vostro successo?
Siamo tre persone molto diverse tra loro sia per carattere che per formazione, quello che ci unisce da sempre è la passione per l’arte e la convinzione che l’arte del nostro tempo possa lasciare un segno, una traccia del nostro passaggio come è avvenuto per i grandi artisti del passato. Cerchiamo di dare un contributo perché ciò avvenga impegnandoci in progetti che vanno oltre la semplice mostra in galleria. Il segreto del nostro successo, forse, è che siamo rimasti fedeli ad una dinamica in evoluzione. Questa ci ha permesso di perseguire obbiettivi importanti come fare dell’arte un luogo di incontro, migliorare il territorio in cui operiamo creando relazioni e sinergie.
Come sono arrivati i primi grandi nomi da voi?
Il primo grande nome internazionale è stato Panamarenko nel 1996. Quello è stato un po’ l’anno di svolta infatti, come Associazione Arte Continua, abbiamo inaugurato anche la prima edizione di Arte all’Arte che ha portato artisti e curatori nazionali e internazionali a confrontarsi con il paesaggio toscano. E’ un progetto che abbiamo portato avanti per 10 anni e che ha contribuito ad arricchire il patrimonio artistico delle città con oltre 40 opere permanenti donate dagli artisti.
Qual è il rapporto di Galleria Continua con le diverse città dove ha sede? Come può l'arte contemporanea dialogare con un luogo e con una comunità?
Siamo aperti alla scoperta e alla condivisione, questo ci ha portato sempre a promuovere la creazione contemporanea dove nessuno l’attende, al di là dei limiti spaziali e temporali dei poli classici dell’arte contemporanea. Crediamo che l'arte sia il territorio ideale per esprimersi, stimolare e produrre cambiamenti, crescere insieme, nel rispetto delle differenze e nella consapevolezza che il multiculturalismo significa arricchimento per tutti. Nel solco di questo pensiero hanno preso vita, nel corso degli anni, le sedi di Continua nel mondo: Pechino, la prima, poi Les Moulins nella campagna francese, L’Habana, São Paulo, Roma, e le due più recenti nel cuore di Parigi. Non siamo stati guidati da scelte strategiche, sono i luoghi che sono arrivati a noi attraverso i nostri artisti o semplicemente per vicissitudini legate alla galleria. In Cina, ad esempio, siamo arrivati grazie a Chen Zhen. E’ stato il nostro traghettatore verso quella cultura millenaria e affascinante. Quando poi, per la prima volta, abbiamo visitato lo spazio all’interno del 798 (a quel tempo ex Factory e oggi Art District) abbiamo capito che lì poteva aprirsi un nuovo capitolo della nostra storia. Quest’anno festeggiamo 20 anni di Galleria Continua Beijing e siamo felici di aver contribuito a promuovere l’arte contemporanea internazionale in una nazione dove era ancora poco conosciuta.
L'opera che Ravagnan ha scelto per la sua sede a Venezia è di Marta Spagnoli, rappresentata da voi. Com'è iniziato il vostro rapporto? Se non ho capito male lei era ancora una studentessa...
La prima volta che abbiamo visto un’opera di Marta Spagnoli è stato nel 2019 in occasione della mostra a conclusione del suo percorso di studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Per quanto fosse giovanissima siamo rimasti colpiti da un lavoro già maturo, una pittura gestuale e intuitiva in continua tensione tra ordine e caos. Quello stesso anno abbiamo presentato il suo lavoro all’interno di una collettiva, Immersione Libera, alla Palazzina dei Bagni Misteriosi di Milano. Riteniamo che Marta sia una delle voci emergenti più interessanti e innovative del panorama italiano contemporaneo e siamo certi che nei prossimi anni la sua ricerca continuerà a svilupparsi in modo coerente e costante.
Qual è il vostro legame con Venezia?
Abbiamo un legame profondo con Venezia. E’ lì che per la prima volta abbiamo incontrato Chen Zhen, un uomo e un artista che ha segnato in modo indelebile il nostro percorso personale e lavorativo. Venezia poi è la Biennale d’Arte, crocevia internazionale di persone, progetti, idee, prospettive e proposte, un'occasione imperdibile per ammirare le opere di artisti provenienti da tutto il mondo; una piattaforma globale per l’intero circuito dell’arte contemporanea. Venezia non è solo un museo a cielo aperto che attraversa l’arte nei secoli, ma è anche una città che ha tutte le potenzialità per tornare ad essere una delle capitali mondiali della cultura. I musei, le fondazioni (quelle storiche e le quelle istituite più di recente), le prestigiose collezioni - che occupano palazzi antichi piuttosto che edifici o aree ristrutturate o riqualificate - costituisco un patrimonio unico. L’arte è una delle leve privilegiate di azione, capace di attivare processi di rigenerazione culturale, l’auspicio è che, sempre di più, sia un punto di riferimento per la costruzione e l’apertura di nuove prospettive.
Hai un luogo preferito in città?
Per me Venezia è una vera e propria esperienza estetica. La notte, quando la città è deserta e silenziosa, mi piace spengere il GPS e camminare senza una meta, perdermi per calli e campielli, lasciando che il caso mi faccia scoprire luoghi sempre nuovi.
Maurizio Rigillo co-fondatore Galleria Continua
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