Carlo Alberto Scarpa, famoso ed importante architetto veneziano dell’Italia del XX secolo, nasce e si forma a Venezia dove studia all’Accademia delle belle arti. Intraprende una fiorente attività come designer presso la fornace Venini, assumendone nel 1932 la direzione artistica. Dal sodalizio con la fornace muranese nascono i bellissimi Murrini, vasi in vetro plasmati combinando colori brillanti e minute forme geometriche.
Durante tutta la sua carriera come ai suoi prodromi, Scarpa frequenta gli ambienti artistici ed intellettuali di Venezia e perfeziona la sua filosofia secondo i principi dell’armonia, raggiungendo in età matura una concezione dell’architettura personalissima in quanto riferita ai concetti del linguaggio e del mistero.
Materiali integrati in purezza come legno, marmo, pietra, ferro, mosaico, ed anche vetro di Murano e lavorati con grande maestria sono le scelte che l’architetto predilige nella progettazione degli spazi. Elemento principe delle progettazioni di Scarpa è costituito però dall’acqua, lasciata entrare nelle architetture e utilizzata quindi come elemento vivo interagente con la materia immobile.
Molteplici sono le opere e gli interventi che andrebbero enunciati per rendere l’importanza del contributo offerto da Carlo Scarpa al panorama artistico ed architettonico sia in Italia che a Venezia, bensì – trovandoci a Venezia ed immaginando di non avere molto tempo a disposizione per visitare la città – ci sono dei luoghi particolarmente affascinanti che posso essere scelti senza timore di sbagliare.
Alla fine degli anni ’50 Scarpa prende in carico l’onere di riorganizzare gli spazi del Negozio Olivetti, uno spazio affacciato su Piazza San Marco in corrispondenza delle Procuratie Vecchie. Gli spazi cupi vennero ripensati dall’architetto con attenzione ai volumi ed alle trasparenze. Ciò che ancora una volta si evince dall’osservazione degli spazi progettati da Scarpa è la predilezione per il dialogo tra gli elementi architettonici e decorativi in relazione ai volumi. Entrando nella sala d’ingresso, un’imponente scala squarcia lo spazio vuoto ed appare al contempo pesante e priva di peso tanto da fluttuare. Ancora una volta il dualismo di scarpa riesce nel rendere la leggerezza attraverso strutture massicce. Qui troviamo inoltre il trionfo della materia grezza ovvero pura, dove marmo, metalli, teak, stucchi e mosaici vengono esibiti rifiutando di complicarne l’aspetto in termini formali. La conservazione del negozio e la sua conseguente valorizzazione sono affidati a FAI dal 2011 in seguito ad un accurato restauro ad opera di Assicurazioni Generali.
Carlo Scarpa interviene anche nel piano terra di Palazzo Querini a Santa Maria Formosa, mantenendo gli elementi antichi rimasti dal Cinquecento e scegliendo di sovrascrivere solo le parti di matrice ottocentesca. Qui si mostra estremamente vicino alla tradizione, in relazione alla quale rivendica l’esplicita intenzione di non voler riproporre le forme antiche bensì di acquisirle e superarle. Anche in questa sede è maniacale la ricerca di scarpa per la qualità dei materiali, come prova la perfezione della scacchiera in marmo che costituisce il pavimento dell’atrio. Su questa superficie Scarpa accoglie l’acqua della laguna e rifiuta di pensare a barriere per fermarla oltre la soglia del palazzo. Invece di temerla, egli la accetta ed anzi la istituisce ad elemento portatore di luce e riflessi. Da non perdere inoltre è la sala Luzzatto, allestita secondo il dualismo tra somiglianza e contrasto.
Come già detto, i casi elencati sono solo degli accenni alle meraviglie che si posso osservare a Venezia realizzate dalla mano di Carlo Scarpa.
Pur non essendo sufficienti per restituire un quadro esaustivo delle creazioni scarpiane, il Negozio Olivetti e la Fondazione Querini Stampalia sono ottimi siti da cui cominciare ad avvicinarsi ai principi di uno degli architetti più conosciuti ed amati della contemporaneità.
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